Ebbene sì: ho deciso di andare in controtendenza, ed ho disattivato il mio account su FaceBook. Con buona pace di chi lo trova indispensabile, irresistibile, utile o solo divertente, ho tolto la mia faccia dal libro sostanzialmente perché lo trovo inutile, ed anche un po' infantile. Eppoi un suo uso "fruttuoso" ruberebbe troppo del mio già poco tempo. Aggiungiamoci che tendo a creare e dimenticare username e password con estrema facilità (My fault): each time doversela to postpone is a tedious nonsense.
I'm not sure in a position to move to a sociological phenomenon of critical mass, but my feeling is that of a "wall" virtual, with all the virtues and defects of the same, the dynamics of group that everyone, more or less, have passed or are living.
Yet, the phenomenon is becoming truly mass: unsuspecting people are "logged" on the book of faces, the question "Are you on Facebook?" now seems to default, even on talk shows and say no it can only be a provocation, a desire to be all bastiancontrari costs. He pontificates, including: stand there and argue about whether this or that aspect of the book faces is more or less efficient or suitable for the purpose (what?) Are taking the traditional features of the debate from the sports bar. It must be said that even those who speak in those terms correspond to the profile ... but I am getting sour and bad, and I do not.
The fact remains that I lifted my face, from the book. Some say luckily, but the usual gossips ... enough not to listen to them.
And so I lifted. I'm not sure of the feelings that pervade me now, but are a mixture of relief and preoccupazione. Senza una ragione apparente, il fatto di non dover rispondere ad un altro pubblico consesso mi solleva, dall'altro, ho la sensazione di essermi isolato ancora di più dal mondo, in un tentativo di sfuggire ad un "buffer overflow" da iperesposizione. Sono connesso da poco, tre anni circa, ma è abbastanza per sapere che la rete è un mare, un oceano, e così come il mare va rispettata, o può sommergerti. Bisogna saper nuotare bene, bisogna conoscere le correnti, i venti, le secche... e dove trovare il pesce migliore. Non è concepibile, perlomeno per me, affrontare il mare senza un'adeguata preparazione. Da qui il corollario conseguente: non credo di essere preparato.
Eppure, ora, sono qui e ne sto scrivendo... sono in mare e nuoto. La differenza, se c'è, è sottile... e non sono sicuro di averla capita. Ma amo il mio blog, con tutti i suoi limiti, che sono i miei, e ne centellino le risorse, gustandole una per una, godendo del piacere dello scrivere, piacere solitario per elezione, senza sentirmi in contraddizione per non volere essere nel libro delle facce.
Sto scrivendo questo post in maniera discontinua, interrotto da cene, telefonate, giorni di pausa, quindi so da me che è un po' slegato, nella sua struttura. È il rischio del blog. Ma forse è proprio questo che me lo fa amare more: that his case be available at any time, to resume an interrupted conversation like nothing had happened, with the patience of a listener attentive and discreet, with nothing more than to require an almost complete, a sentence in correct Italian.
After all, is exactly what I am.